15.10.2022

MUTE D'ACCENTO

Data dell'evento: dal 15.10.2022 al 16.10.2022 alle ore 15:30

Galleria San Ludovico, Parma, dalle 15.30 alle 19.00

(Dal comunicato stampa)

Regia Andreina Garella

Ambientazione Mario Fontanini

Musiche di scena Ailem Carvajal

Con Barbara Baistrocchi, Pia Bizzi, Valeria Cammarata, Christabel Eigbehi, Olivia Carmona Hernandez, Sandra Correia, Polina Grusca, Alida Guatri, Klaudia Hoxha, Angela Marchetti, Enrica Mattavelli, Teresa Portesani, Fatima Rjaibia, Simona Spaggiari, Daniela Stratulat, Chidinma Sylvestar, Martina Zarlenga

Indagare i rapporti umani nella loro relazione con il potere, privilegiando i pensieri e le visioni delle donne che per troppo tempo sono state messe a tacere, rese mute. Da queste considerazioni nasce ?Mute d?accento? la nuova creazione di Festina Lente Teatro e Vagamonde, diretta da Andreina Garella, commissionata da Verdi Off in prima assoluta, che debutterà il 15 16 ottobre alla Galleria San Ludovico. Uno spettacolo che nasce dall?omonimo progetto teatrale realizzato con il contributo di Fondazione Cariparma, che in questi mesi si è sviluppato tra prove e messa in scena, laboratori teatrali e conversazioni filosofiche rivolte alla città e alle scuole secondarie di secondo grado.

Ispirato all?aria del ?Rigoletto? di Giuseppe Verdi La donna è mobile in cui il Duca di Mantova canta il suo disprezzo per le donne (?La donna è mobile qual piuma al vento muta d'accento e di pensiero?), sintesi estrema di un certo pensare al maschile lo spettacolo, che vede le ambientazioni di Mario Fontanini  e le musiche di scena di Ailem Carvajal, vedrà in scena 17 donne di tutto il mondo, di tutte le età, migranti e native, vecchie e nuove cittadine: Barbara BaistrocchiPia BizziValeria CammarataChristabel EigbehiOlivia Carmona HernandezSandra CorreiaPolina GruscaAlida GuatriKlaudia HoxhaAngela Marchetti, Enrica Mattavelli, Teresa Portesani, Fatima Rjaibia, Simona Spaggiari, Daniela Stratulat, Chidinma Sylvestar, Martina Zarlenga.

Una partitura per donne e azioni mute, una drammaturgia piena di silenzi, un gioco di entrate e uscite per denunciare una condizione umana chiusa in se stessa, in grado di parlare anche senza parole a testimonianza della necessità di un incontro.  Un frenetico andirivieni specchio di un?umanità sempre più fragile, costruita intorno a strutture codificate al maschile, un lavoro sulla ferocia e la violenza dei rapporti umani nella loro relazione con il potere. A questo coro muto e fragile si affianca l'unica voce in scena, quella delle idee, che parla con la mutevole lingua della poesia, alla ricerca di altri modi di stare e di vivere il presente. Ad essere privilegiati sono i pensieri e le visioni femminili, nel tentativo di acquisire una maggiore coscienza dei pregiudizi che attraversano tutte le culture e società e che spesso conducono, con valenze diverse, all?esclusione della donna, spesso esclusa dai luoghi di potere e di cultura, vittima di discriminazione e razzismo.

Festina Lente Teatro Vagamonde, presenze ormai fisse nella programmazione di Verdi OFF, negli anni hanno realizzato creazioni ispirate ad opere verdiane rielaborate drammaturgicamente a partire dai temi del viaggio, della migrazione, dell?accoglienza e dei diritti civili (Aide. Canti migranti, 2018, Il rifugio della sabbia. Intime nostalgie dal Nabucco, 2019, Io non ho posto, 2020, StraOrdinarie, 2021). La loro esperienza, ormai ventennale nel condurre percorsi teatrali rivolti alle donne migranti e native, le ha rese promotrici di progetti inclusivi che portano in sè nuove visioni e azioni tese a sensibilizzare e a favorire il consolidamento e la consapevolezza di una comunità più aperta e viva. Progetti che ruotano attorno all?idea di un Teatro Responsabile, che consente di approfondire e comunicare contenuti legati alle tematiche di genere e migratorie; in questi anni, centinaia di donne si sono incontrate, parlate e ascoltate, convogliando in progetti comuni diverse culture ed esperienze. È nato un sodalizio fra competenze diverse, artistiche e organizzative, che ha permesso la costruzione di opere teatrali rivolte alla città, in spazi insoliti ma frequentati e raggiungibili da più persone per far arrivare riflessioni, pensieri e valori lontani dagli stereotipi.

Per info e prenotazioni su https://www.teatroregioparma.it/spettacolo/mute-daccento/

Ingresso libero con prenotazione obbligatoria.

Luogo: Galleria San Ludovico
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PENE D'AMOR PERDUTE

Data dell'evento: dal 15.10.2022 al 23.10.2022 alle ore 20:30

Teatro Due, ore 20.30

di William Shakespeare

traduzione Luca Fontana

con Massimiliano Aceti, Maria Chiara Arrighini, Matilde Bernardi, Marco Fanizzi, Chiara Ferrara, Davide Gagliardini, Vincenzo Grassi, Irene Mantova, Luca Nucera, Salvatore Palombi, Guido Quaglione, Massimiliano Sbarsi, Rebecca Sisti, Francesca Somma, Marcello Vazzoler, Pavel Zelinskiy

regia Massimiliano Farau

produzione Fondazione Teatro Due

Nel giardino della corte di Navarra, un luogo fuori dal tempo, labirintico e pieno di simboli dal sapore un po? surreale tra Dalì, Magritte e Warhol si svolge la vicenda: il Re convince i suoi tre amici del cuore a dedicarsi per tre anni agli studi, evitando qualsiasi piacere della carne e soprattutto le tentazioni del gentil sesso.  L?inaspettato arrivo di una delegazione, formata dalla Principessa di Francia e da tre bellissime e brillanti dame, li renderanno però ben presto spergiuri. Dopo aver tradito il loro intento, un po? vergognandosene un po? mentendo l?un l?altro, inizieranno il corteggiamento scrivendo ampollose poesie amorose, nelle quali Shakespeare realizza una irresistibile parodia di tutta la tradizione cortese, post stilnovista e post petrarchesca.

Grazie a queste quattro ?maestre d?amore?, e ad un?inattesa epifania del lato più doloroso della vita, comprenderanno anche la natura adolescenziale della propria visione dell?amore e dell?esistenza, e la vacuità del loro culto fanatico del linguaggio concettoso e lambiccato come mezzo di ?conquista? erotica.

?Nella veloce quanto incisiva educazione sentimental-esistenziale cui vengono sottoposti ? racconta il regista Massimiliano Farau - , i quattro cavalieri, e con loro forse Shakespeare stesso - che in questa commedia tocca il vertice del proprio virtuosismo stilistico ma quasi con malinconia ne scopre anche il limite - non possono fare a meno di constatare una verità che secoli dopo Harold Pinter sintetizzerà così ?il linguaggio è un costante stratagemma per coprire la nudità?.

E attraverso questa consapevolezza accederanno, forse, ad una saggezza diversa, ad una visione della vita e dell?amore che non cerca più di espungere il dolore a colpi di wit ?eufuistico?, ma lo ingloba in una concezione più matura della condizione umana; una concezione fondata sulla consapevolezza della nostra fallibilità e finitudine; ed entro la quale la donna non è un territorio di conquista ma può diventare autenticamente (e letteralmente) con-sorte nell?affrontare anche le asperità e i lati meno luminosi della vita.

Con Pene d?amor perdute Shakespeare ha creato un teorema perfetto, sfrenatamente buffo ma anche screziato di una strana inquietudine, sui limiti dell?amore cosiddetto cortese (con tutto il suo apparato, in realtà, di metafore violentemente belliche per descrivere, appunto, la ?conquista? della donna) e insieme di una idea della ricerca della verità come atto puramente intellettualistico di presa di possesso del reale. Due facce, a pensarci bene, della stessa attitudine predatoria verso il mondo e la donna, da cui noi uomini siamo troppo facilmente tentati?.

La messa in scena si rifà all?immaginario di quell?epoca di idealismi e aspirazioni spiritualistiche misticheggianti vagamente velleitarie, la cui epitome è il viaggio in India dei Beatles. I costumi di Ilaria Albanese rimandano alla moda degli anni ?60, mentre le musiche di Enrico Padovani rielaborano al clavicembalo alcuni brani iconici del quartetto di Liverpool, come per dar loro una patina ironicamente antichizzante; lo spazio scenico, un giardino esoterico e iniziatico ricco di simboli tali da creare un?atmosfera surreale è curato da Fabiana Di Marco e illuminato dalle luci di Luca Bronzo"

Per info e biglietti: tel. 0521.230242

Luogo: Teatro Due
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IL RAGAZZO DI ARGILLA

Data dell'evento: 15.10.2022 alle ore 21:00

Teatro al Parco, ore 21

(Dal comunicato stampa)

di Katia Ippaso 
regia di Arturo Armone Caruso
 
con Luisa Marzotto, Giuliano Maria Tenisci 
e Francesco Della Volpe, Giovanni Panizzi, 
Sofia Grazioli/Rossella Sandei
un ringraziamento speciale a Marta Miccoli, Marta Militello e Tommaso Vaja
 
produzione Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti
tout public a partire da 12 anni 
 
La fantasia dell?androide, del doppio, dell?altro che compie azioni e gesti straordinari al posto nostro, è fortemente radicata nel nostro immaginario. Leggende, favole e miti hanno raccolto, a qualsiasi latitudine, il bisogno profondo dell?uomo di creare un alter ego sul quale proiettare l?impossibile. E questo è ancora più vero se a fantasticare è una mente giovane che deve ancora fare esperienza del mondo. Si discute dell??alienazione? dei nostri figli e fratelli minori, del loro compulsivo bisogno di esprimere desideri e paure attraverso avatar, dispositivi tecnologici e bambole replicanti, immagini di immagini. Ma cosa c?è dietro tutto questo? Invece di giudicare, punire, nascondere e debellare, dovremmo tentare di fornire ai nostri ragazzi degli strumenti di comprensione rispetto a ciò che fanno magari inconsciamente, o per pura emulazione, o più semplicemente per non sentirsi soli, rifiutati dagli altri compagni. Un?altra questione, non meno centrale: siamo così sicuri di essere immuni da queste ?tentazioni?? Non abbiamo forse anche noi adulti i nostri amuleti, i nostri avatar, le nostre ?fotografie ritoccate?, i nostri interventi rappresentativi volti a migliorare o modificare la nostra immagine che non ci piace? Questo preambolo per spiegare il contesto e l?obiettivo del lavoro. CREATURE ARTIFICIALI è un progetto triennale in quattro movimenti dedicato principalmente a ragazzi tra 12 e 18 anni. Per parlare direttamente e in maniera più autentica a questa sensibile fascia d?età, si vuole formare una compagnia di giovani attori in formazione che parteciperà a tutte le fasi della creazione. 
 
Il primo movimento si intitola Il ragazzo d?argilla: un testo originale di Katia Ippaso, regia di Arturo Armone Caruso, che trae spunto dalla leggenda del Golem. Secondo la tradizione, il Golem è un gigantesco pupazzo d?argilla dalle forme appena abbozzate creato dal Maharal di Praga, uno dei più influenti rabbini del suo tempo, per salvare gli ebrei di Praga, accusati ingiustamente di aver commesso un omicidio rituale. Il complotto viene sventato ma il rabbino perde il controllo della sua creatura, che finirà col rivoltarsi contro il suo creatore. Il primo romanzo interamente dedicato alla figura leggendaria è del viennese Gustav Meyrink (Der Golem, 1915), ma sono infinite le varianti di questo mito, estese tra cinema (il film di Paul Wegener del 1920), letteratura (ne hanno scritto sia Isaac Singer che Elie Wiesel), fumetti, videogiochi. Se Golem Aleph è il nome dato in Israele al primo computer, l?archetipo dell?uomo d?argilla si modifica nel tempo assumendo le tante metamorfosi del supereroe, del cyborg, della creatura artificiale. Come prende vita un golem? Attraverso la parola ?Emet? (Verità), che per il pensiero ebraico è la parola di Dio. E come si spegne il Golem? Togliendo la vocale ?e? alla parola che dà la vita: basta iscrivere sul suo corpo ?Met? (morto) per togliergli tutte le funzioni vitali. 
È proprio questa faccenda della parola che dà la vita (o la morte) a sollecitare la scrittura di un?opera originale, Il ragazzo d?argilla, che si svolge nel tempo presente. Il nostro protagonista è Giacomo, una creatura fragile, con difficoltà di linguaggio, bullizzato dai suoi compagni di scuola e incompreso dalla famiglia. Accusato per un misfatto che non ha compiuto, Giacomo darà vita, con strumenti straordinariamente inventivi, al suo personale Golem. Sarà un libro a scatenare la sua immaginazione: lettura e scrittura diventano così pratiche di salvazione.
 
Per info e prenotazioni: 0521 992044

Luogo: Teatro al Parco
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