L'intervista

Le interviste a protagonisti della scena parmigiana (e non solo) a cura di Francesca Ferrari, giornalista e critico teatrale.

TEATRO NECESSARIO: "VENT'ANNI DI CIRCO CONTEMPORANEO E PROFONDA AMICIZIA"

Sono davvero tanti i premi nazionali e internazionali conquistati in vent’anni di attività, dal 2001 a oggi, dall’inossidabile compagnia parmigiana Teatro Necessario. L’ultimo in ordine cronologico è forse uno dei più rappresentativi e prestigiosi per il riconoscimento del lavoro svolto dallo storico gruppo artistico, composto, lo ricordiamo, da Leonardo Adorni, Jacopo Maria Bianchini e Alessandro Mori, un impegno il loro teso a valorizzare e promuovere l’arte circense contemporanea nei suoi diversi linguaggi espressivi, ma anche all’organizzazione sul territorio di eventi dedicati a questo speciale genere performativo. Così nel dicembre 2020 il Premio ANCT , l’ambito attestato di merito dell’Associazione Nazionale Critica Teatrale, ha voluto premiare il coraggio, l’entusiasmo e la qualità perseguiti dalla compagnia nella realizzazione del festival “Tutti Matti per Colorno”, appuntamento annuale attesissimo dal pubblico, come dagli appassionati di circo contemporaneo. Ai fondatori di questa bella realtà, fortemente legata a Parma, ho chiesto di raccontarmi della loro avventura che, tra teatro, circo, musica e sincera amicizia, li ha portati a festeggiare il 25 aprile 2021 un compleanno davvero significativo.

Com’è cambiata in questi primi vent’anni di attività l’accoglienza da parte del pubblico, il modo di recepire il vostro particolarissimo linguaggio teatrale, fatto di acrobazie, poesia, musica, teatro e, ovviamente, tanta allegria? “(Leonardo) Intanto, rispetto a quando abbiamo iniziato, stiamo vivendo una svolta nel settore: sempre più circuiti teatrali inseriscono nella programmazione anche serale degli appuntamenti di circo contemporaneo. Questo porta il pubblico ad avere più offerta, e quindi a sviluppare più senso critico e preparazione, anche senza possedere tutti gli strumenti utili a decodificare il nostro linguaggio artistico. È quello che cerchiamo di fare con Teatro Necessario: portare avanti un discorso di promozione dell’arte circense, cercando di svincolarla dall’immaginario comune del circo tradizionale e valorizzando uno stile più contemporaneo che affonda, sì, le proprie radici nella figura del  “clown” ma ha anche una componente fortemente teatrale e attoriale”

“(Jacopo) Esatto, e poi dobbiamo essere sempre consapevoli di un fatto: non esiste un pubblico soltanto. Esistono i pubblici. L’accoglienza cambia da luogo a luogo, da momento a momento, da tantissime variabili, e non intendo solo per una diversa contestualizzazione geografica o temporale. Lo stesso pubblico del festival non è uguale a quello di uno spettacolo della domenica pomeriggio. Il nostro genere abbraccia tutti, non c’è mai un solo pubblico ad accoglierci. Se pensiamo a Tutti Matti per Colorno parliamo di un pubblico trasversale, esigente, molto cresciuto negli anni. È questa la grande ricchezza della rassegna, riuscire ad aprire il nostro mondo a chi ancora non lo conosce”

“(Alessandro) Mi sento, però, anche di dire che il pubblico è cambiato in meglio, nel senso che è più attento, fa domande, è dinamico, vuole comprendere più a fondo il processo creativo ed artistico. Tutto questo è bellissimo perché ci dà lo stimolo per crescere sempre, per evolvere e sperimentare. Spesso ritroviamo degli spettatori fedelissimi che hanno visto le nostre produzioni storiche, Clown in Libertà e Nuova Barberia Carloni, anche tre o quattro volte. Eppure, ci dicono che ogni volta lo spettacolo regala qualcosa di nuovo e inaspettato”

A proposito di produzioni e cavalli di battaglia intramontabili, oggi qualcosa è cambiato nel vostro modo di concepire la performance?  “(Leonardo) Reinventarsi è un po’ la nostra parola d’ordine ma cerchiamo sempre di restare fedeli alle nostre linee guida, quindi al teatro fisico, gestuale, e alla clownerie, applicati alla realizzazione di spettacoli completi e organici. Continuiamo la ricerca in questa direzione,  su questo stile che è acrobatico, comico, musicale ma anche teatrale. Una novità riguarda però la formazione: sto frequentando una delle più importanti scuole francesi di circo contemporaneo per apprendere le tecniche della magie nouvelle, e introdurre nei nostri prossimi spettacoli anche le acquisite abilità nella magia, sempre rispettandone la caratteristica teatrale”

“(Jacopo) L’immagine del clown è quella che ci appartiene, è quella che ispira la nostra poetica e il nostro gioco teatrale, il trait d’union tra tutti i nostri lavori. È un po’ l’archetipo divertente e divertito che ha un suo valore universale, senza tempo: è una figura che racchiude tanti caratteri e tante età. Noi sperimentiamo sempre ma non veniamo mai meno a questo nostro ideale artistico”

“(Alessandro) Proprio così. La nostra compagnia è in continua evoluzione, guai se non ci aprissimo agli stimoli che ci arrivano anche dai nostri colleghi italiani ed esteri. È impossibile per noi non cambiare, non metterci in gioco e non desiderare di trovare sempre nuove soluzioni alle gag, ma la poetica che ci contraddistingue è e sarà sempre quella che si fonda sul teatro fisico e sul clown”

Parliamo degli ultimi due importanti progetti a cui avete partecipato: il bando europeo Beta Circus e l’originalissimo Boarding Pass Plus – il Circo nello Spazio, iniziativa collettiva che addirittura vuole arrivare alla creazione di un’opera circense visibile dallo spazio. Entrambe le proposte hanno come comune obiettivo la collaborazione attiva del pubblico. In questo particolarissimo momento storico come si combina la performance partecipata con il rispetto delle regole sanitarie? Quali strategie occorre mettere in campo perché l’ispirazione artistica e la volontà inclusiva del teatro di strada, fondamento del vostra arte, non venga snaturata? “(Leonardo) Beh, in questi mesi abbiamo davvero fantasticato tantissimo su come si potevano mettere in pratica i nostri progetti. La questione è controversa: è difficile oggi pensare a qualcosa che non tradisca in parte il nostro mondo. Perché è nato il circo contemporaneo? Per scatenare allegria, gioia e la voglia di ritrovarsi assieme. Tutto questo è diventato difficilissimo e la prima cosa su cui dobbiamo sempre ragionare sono gli spazi. Capire come in un determinato luogo possa instaurarsi un rapporto reciproco ed efficace con il pubblico. Viene molto più studiato di prima, e poi inevitabilmente ci si deve piegare a qualche compromesso per non mettere a rischio la salute di nessuno. Certamente fare spettacoli davanti a un pubblico distanziato non è il nostro sogno, poiché gli spazi vuoti rubano energia a noi e magia agli spettatori, ma dobbiamo resistere e provarci.”

“(Jacopo) Poi va detto che se una cosa non si può fare non si fa. Non ci sono vie di mezzo; si può arrivare fino al limite, ma poi ci si deve fermare. Ad esempio, durante il lockdown ci siamo chiesti se lo streaming potesse in qualche modo ovviare al problema, ma la risposta è stata solo una: no, non appartiene al nostro linguaggio, al nostro modo di comunicare e fare arte. Il teatro parte dalla presenza del corpo, dal movimento, dalla mimica facciale, e il pubblico è necessario perché è parte integrante degli spettacoli; nel nostro caso detta i ritmi e i tempi della performance. Per noi una risata è una risposta e ci fa capire il pubblico che anima quella serata”

“(Alessandro) Confermo e aggiungo che malgrado tutto quello che sta accadendo, non possiamo rinunciare alla nostra libertà d’espressione. Anche se distanziati, dobbiamo ritrovarci, abbiamo bisogno di guardarci negli occhi, di rispecchiarci nell’altro e chi meglio dell’arte può fare questo e stimolare anche l’immaginazione di noi artisti/organizzatori per trovare soluzioni da mettere in atto?”

Oggi, secondo voi, tra le nuove generazioni c’è interesse ad apprendere le tecniche di circo contemporaneo, a cimentarsi in questa particolare forma d’arte teatrale? “(Leonardo) Assolutamente sì, ma mentre in Francia e Spagna c’è una lunga tradizione di scuole di formazione, in Italia quest’attenzione è più recente. Due tra le migliori scuole circensi italiane si trovano a Torino, entrambe davvero all’avanguardia e capaci di preparare anche per percorsi professionali all’estero”

(Jacopo) Esatto, tra i giovani sta crescendo ora. L’offerta formativa attuale è comunque molto superiore rispetto ai nostri inizi. Noi abbiamo avuto un’esperienza eterogenea, ognuno di noi veniva da una formazione diversa, con differenti competenze e tecniche. Ci siamo evoluti nel confronto. Adesso invece persino i bambini, se pensiamo ad esempio ai corsi di circomotricità, hanno la possibilità di avvicinarsi a questo mondo, anche solo come attività ludica”

“(Alessandro) Fortunatamente il circo è in forte ascesa anche fra i ragazzi, ma come diceva Leonardo, in Italia siamo ancora indietro rispetto a paesi come il Belgio o la Francia, dove ci sono decine di scuole di circo. Molti qui da noi devono ancora entrare nell’ottica che il circo può trovare sviluppi molto diversi, e che la sua forza sta proprio in questo, nel prestarsi a contaminazioni fra le più diverse espressioni  e discipline performative. Quando abbiamo iniziato noi, esattamente 20 anni fa, la situazione non era paragonabile ad oggi; noi ci siamo buttati in qualcosa che ci piaceva, che ci appassionava, e siamo stati ripagati con emozioni e applausi indimenticabili. Siamo partiti dal teatro di strada, insomma, cioè...io venivo dalla musica classica, ma il teatro di strada mi ha accolto come una famiglia. Abbiamo cominciato da lì, poi sono arrivati i viaggi, in Francia, a Cuba, per imparare ad acquisire maggiore tecnica e abilità”

Sul fronte festival invece? Come procedono i lavori per l’edizione 2021 di Tutti Matti per Colorno e Tutti Matti in Emilia? “(Leonardo)Per ora possiamo anticipare poco perché vorremmo prima capire come evolverà la situazione epidemiologica. Ma il festival si farà anche quest’anno e si svolgerà, come da tradizione, nei primi due weekend di settembre”

“(Jacopo)Sì, infatti, abbiamo l’ossatura pronta ma non possiamo ancora fornire i dettagli sulle varie ospitalità. L’essenza del festival ha sempre unito la creatività con l’aggregazione della comunità. Riusciremo nell’impresa anche quest’anno, pur rispettando le regole che ci verranno imposte”

“(Alessandro)E punteremo ancora una volta sulla straordinaria bravura degli artisti, italiani ma soprattutto europei, dove la cultura circense è molto più radicata. Basta dire che in Europa esistono centinaia di festival con la presenza di circo contemporaneo”

In scena la vostra sintonia è a dir poco eccezionale. In questi anni di stretta collaborazione artistica e amicizia cosa avete imparato l’uno dall’altro? “(Leonardo) Io tantissimo, ma devo dire che tutti e tre ci siamo in qualche modo permeati. Ho addirittura iniziato a suonare grazie ad Alessandro che è diplomato in clarinetto al Conservatorio! L’entusiasmo di Alessandro e il coraggio di Jacopo sono stati contagiosi”

“(Jacopo) Mi hanno insegnato a relazionarmi all’interno di un gruppo, a condividere idee, a capire il significato delle parole “accoglienza” e “rispetto”. Sono personalità diversissime tra loro eppure capaci di lavorare in perfetta sinergia. L’estro giocoso di Alessandro e la testardaggine buona, vincente, di Leonardo sono stati fondamentali per me e per il bene del gruppo”

“(Alessandro)Sono due “ganzi”, ecco cosa sono! Due ganzi straordinari che mi hanno sempre meravigliato e insegnato come stare in scena. Io mi rivedo attraverso di loro e se qualcosa non funziona lo capisco dal loro sguardo. La fiducia profonda e sincera è ciò che ci lega, come amici e come artisti, perché il mio clown muore se non ha l’appoggio dei due compagni. Sapete una cosa? Mentre facciamo uno spettacolo io ho tre occhi : uno per Jacopo, uno per Leonardo e uno per il pubblico. Quel pubblico che in tutti questi anni ci ha sostenuto e a cui rivolgiamo un grazie più che mai “Necessario”

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