L'intervista

Le interviste a protagonisti della scena parmigiana (e non solo) a cura di Francesca Ferrari, giornalista e critico teatrale.

MARIO MASCITELLI: "r.Esisto", la nostra maratona di protesta

È di queste ore la notizia di una probabile riapertura delle sale teatrali per il 27 marzo. Ci sarebbe di che esserne lieti, se non che ad oggi i contagi non accennano a diminuire in modo sensibile, e nel caso di una ripresa delle attività sceniche dal vivo sulla base dei numeri attuali, la normativa di sicurezza imporrebbe il rispetto di regole impraticabili per molte realtà. Insomma, la crisi che ha portato in quest’ultimo anno il comparto dello spettacolo quasi al collasso non pare prossima ad una veloce soluzione.

La situazione è molto grave per tutti i lavoratori del settore, dagli artisti alle maestranze, e preme quindi ora più che mai la necessità di mantenere viva e accesa nell’opinione pubblica l’attenzione al problema. È proprio nell’intento di sensibilizzare ed alimentare un dibattito costruttivo sulla questione, tutt’altro che circoscritta a una sola categoria e molto più condivisa di quanto si immagini, che il Teatro del Cerchio di Parma organizzerà, in ottemperanza alle norme vigenti, la lunga maratona di teatro “r.Esisto”, chiamando a raccolta oltre cinquanta eccellenze artistiche, prevalentemente parmigiane ma non solo. Dalle ore 20 di sabato 6 marzo e per ventiquattr’ore consecutive, il pubblico avrà la possibilità di assistere a performance di teatro, danza, reading, racconti che saranno ripresi dal vivo e trasmessi in diretta streaming dagli studi della web tv on demand Qubìtv di Parma e sui canali social del TDC.

Un modo per “far sentire la nostra voce, far vedere che ci siamo, che resistiamo ed esistiamo” come ha dichiarato Mario Mascitelli, Direttore Artistico del Teatro del Cerchio nonchè ideatore di questa speciale iniziativa a cui parteciperanno, attraverso la presenza dei propri artisti, le più importanti realtà cittadine tra teatri e associazioni (Fondazione Teatro Regio Parma, Fondazione Teatro Due, Lenz Fondazione, Fondazione Solares delle Arti, Europa Teatri, Teatro del Tempo, Micro Macro, Teatro Necessario, L.O.F.T., Artemis Danza, Progetti & Teatro, ZonaFranca Parma, Società dei Concerti di Parma, Burattini dei Ferrari) e rappresentanze artistiche di soggetti teatrali non parmigiani (come Ert – Emilia Romagna Teatro Fondazione, Proxima Res di Milano, l’associazione nazionale di categoria Attrici Attori Uniti e il collettivo Amleta).

Un evento, quindi, di rilevante portata simbolica che verrà sostenuto da Comune di Parma, Parma Capitale Italiana della Cultura 2020+21 e Sinapsi Group. A Mascitelli abbiamo rivolto qualche domanda per provare a capire meglio il progetto che si preannuncia diverso da una semplice rassegna di teatro online.

Parto subito con una provocazione: cosa rispondi a chi commenterà “ecco, il solito evento di teatro in streaming”? “Che il teatro non si fa in streaming, che quello che realizzeremo con “r.Esisto” non ha la pretesa di chiamarsi teatro ma che tutti gli artisti invitati a partecipare sapranno, anche attraverso il proprio talento, rappresentare un momento di protesta, il segno di una resistenza culturale che non va dimenticata e che trova nel suo essere organica e coesa una propria forza e unicità. Sono più di 50 gli interpreti impegnati a far sentire la propria voce. Non è un’operazione di marketing; è un modo per rilanciare insieme la nostra voglia di fare cultura, arte, teatro e di riaffermare al tempo stesso la nostra identità di lavoratori. A tutti i partecipanti verrà infatti offerto un contratto lavorativo di un giorno quale gesto simbolico a sostegno del settore”

Come è avvenuta la formazione del cast? Quale criterio è stato seguito? “Abbiamo privilegiato la presenza degli artisti di Parma per sottolineare il ruolo rappresentativo di Parma Capitale Italiana della Cultura in carica. Da qui siamo partiti per creare la squadra dei “maratoneti”.  Il Comune di Parma è rimasto entusiasta del progetto e lo ha appoggiato fortemente, anche per cercare di dare un messaggio di unità a livello culturale, in questo caso specifico a livello teatrale. Oltre a rappresentanti dei teatri e delle associazioni di Parma, ci è sembrato poi doveroso invitare alcuni ospiti da fuori città, artisti come Marco Cacciola, Tindaro Granata e Cinzia Spanò che in questi mesi si sono distinti per forti azioni di resistenza teatrale e che alla nostra maratona porteranno il contributo della propria esperienza. Vorrei anche spendere una parola di merito per tutto lo staff del Teatro del Cerchio che in questo ultimo anno così duro non si è mai arreso e non ha mai rinunciato a far sentire la sua presenza, adoperandosi oltre misura per far sì che anche l’evento di “r.Esisto” potesse realizzarsi. Tutti in città conoscono le vicissitudini che abbiamo attraversato nella ricerca di una sede. Beh, posso dire con una punta di orgoglio, e citando la battuta di un film, che il Teatro del Cerchio “non è un luogo ma è la gente che vive quel luogo”.

“Il teatro fa comunità” è un pensiero che abbiamo spesso sostenuto, riferendoci forse più alla relazione con il pubblico. Qui invece è la compagine teatrale di una città intera, fatta di artisti e operatori, che prova a dare una risposta collettiva. È stato difficile costruire questa partecipazione? “Assolutamente no, ho riscontrato da subito e da parte di tutti una grande voglia di partecipare, di aderire andando oltre i diversi percorsi artistici, le differenti storie teatrali. Questo prova che siamo arrivati alla consapevolezza che nulla potrà essere come prima, anzi, mi correggo: che nulla dovrà essere come prima. Personalmente mi auguro che questo tempo segni l’inizio di una nuova pagina per il teatro parmigiano. E credo che l’esperienza di “r.Esisto” possa essere vista come un piccolo passo avanti”

Dalla visione della maratona cosa vorresti che arrivasse al pubblico e cosa invece alle istituzioni, al mondo della politica? “Nel pubblico vorrei che tornasse fortissima la voglia di andare a teatro e che si ricordasse com’era fare teatro prima della pandemia. Mentre al governo vorrei solo dire di prestare attenzione al numero elevato di artisti e professionisti attivi nel settore. In “r.Esisto” questo dato è lampante: solo noi abbiamo raccolto più di cinquanta interpreti, cinquanta lavoratori che meritano dignità e considerazione, che vivono di tutto ciò che l’ambito teatrale produce. Occorre, inoltre, tenere bene a mente non solo chi va in scena, ma anche tutto quel mondo di maestranze e tecnici del settore che proviamo a rappresentare anche qui, che non si vedranno durante la nostra diretta, ma che saranno comunque coinvolti. Il nostro ringraziamento va in gran parte a loro”

Riguardo la proposta del Ministro Franceschini di riaprire i teatri il 27 marzo, molti addetti ai lavori hanno accolto bene la notizia, altri hanno criticato questa decisione, giudicandola una sorta di trappola. Da direttore e uomo di teatro qual è la tua opinione? “È una notizia che non può essere valutata come buona, ma nemmeno come cattiva. Da mesi invochiamo la riapertura dei teatri, ma oggi molti di noi si troverebbero nella condizione di  riaprire senza la reale possibilità di far funzionare tutto. Se questo è teatro, allora mi viene da dire che è teatro dell’assurdo! Però è anche vero che non possiamo dare tutta la responsabilità alle istituzioni, dobbiamo invece lavorare unitamente verso un percorso di sicurezza e fattibilità. Spero che si comprenda l’importanza di riaprire i teatri ma non per richiuderli subito dopo. Neanche i teatranti, come tante altre categorie di lavoratori, possono più permettersi il balletto dei colori regionali. Però, avere almeno una data infonde speranza, lascia intravedere la luce in fondo al tunnel, anche perché è il primo segnale da ottobre ad oggi”

Lo streaming spesso frequentato dagli artisti in quest’ultimo anno induce a fare un ragionamento più ampio e a chiedersi: la tecnologia continuerà a pervadere anche in futuro il linguaggio della scena? Le contaminazioni espressive di forme e strumenti così lontani fra loro, per non dire antitetici, persisteranno anche una volta rientrata l’emergenza sanitaria e in che modo? “Farei un paragone un po’ azzardato ma esemplificativo: quando guardiamo alla tv una partita di calcio della finale dei Mondiali, vediamo bene i calciatori, i loro movimenti, i passaggi di palla, ma l’emozione che prova soltanto chi sta allo stadio in quel momento, l’energia che può sentire, non è paragonabile o raggiungibile con nessun video. Sarà inevitabile, oserei dire vitale, abbandonare lo streaming ma solo per il tempo dello spettacolo. Rimarrà invece aperta la possibilità di presentare progetti online, di discutere idee anche fra persone fisicamente lontane. In questi mesi abbiamo esperito delle modalità comunicative molto utili per chi fa questo mestiere, abbiamo imparato ad usare strumenti che offrono la possibilità di connettersi e confrontarsi oltre la distanza. Nulla però potrà mai sostituire il Teatro dal vivo: questa è e resterà sempre arte in presenza”

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