(Dal comunicato stampa)
scritto, diretto e interpretato da Mario Perrotta
produzione Permar Compagnia Mario Perrotta, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
Finalista Miglior Attore Premi Ubu 2023
Tra gli artisti ospitati più volte dal Teatro di Ragazzola spicca Mario Perrotta, un grande nome del teatro contemporaneo, spesso vincitore del Premio Ubu. Sempre capace di stupire il pubblico, Perrotta ritorna a Ragazzola, sabato 3 febbraio alle ore 21.15, con un monologo di parole e musica “Come una specie di vertigine. Il nano, Calvino, la libertà”. In scena un uomo, o meglio, la sua voce interiore e la sua anima che fa spettacolo, ispirata dall’opera di Italo Calvino. L’artista sceglie di portare all’attenzione, tra i tanti abitanti delle pagine dei romanzi di Calvino, quello meno libero: “Ha un corpo, una lingua e una mente che non rispondono alla sua urgenza di dire, di agire”, spiega Mario Perrotta nelle note di regia. “Oggi e solo oggi, però, ha deciso di fare spettacolo della sua esistenza, dei suoi pensieri, dei sentimenti che lo agitano. Lui, inchiodato com’è a una croce che non ha voluto, ha deciso di prendersi un’ora d’aria, un’ora e poco più di libertà. E la cerca, la libertà, tra le pagine delle opere del “signor Calvino Italo”, la racconta come sa e come può, la trasforma in versi, in musica, in parabole e collegamenti iperbolici tra un romanzo e l’altro, in canzoni-teatro sarcastiche e frenetiche e improvvisi minuetti intimi, “scalvinando” quelle opere a suo uso e consumo. Il tutto mentre accanto scorre, amaramente ironica, la sua personalissima storia d’amore, una storia impossibile per quel corpo e quella lingua incapaci di parlare”. Lo struggente monologo ha per protagonista un abitante del Cottolengo, il Nano del romanzo autobiografico “La giornata d’uno scrutatore”, personaggio cui Calvino dedica una sola pagina se pur memorabile:
“Ho scelto lui e ne ho immaginato tutta l’esistenza – continua l’attore – esistenza che Calvino non ci racconta, proprio perché il mio intento era ragionare intorno al concetto di libertà e il Nano del romanzo ne è totalmente privo. E torno così alle ragioni prime del mio progetto: non certo uno spettacolo su Calvino, ma uno spettacolo sulla libertà, sull’autodeterminazione, tema che occupa da molto tempo i miei pensieri sull’uomo in quanto animale sociale e sulle storture che mi fastidiano nel nostro convivere quotidiano. Per mia fortuna lo stesso tema ha assediato i pensieri di Italo Calvino lungo tutta la sua parabola letteraria, attraversando ugualmente i romanzi realistici, così come quelli fantastici e l’epoca combinatoria. Questo mi ha consentito di coniugare il mio “ragionare di libertà” con la possibilità di affrontare un autore che ho molto amato ma che mai avevo osato accostare al mio teatro. Ho sempre pensato, difatti, che Calvino fosse impossibile da rappresentare, almeno così com’è”. “È stato questo confluire delle mie riflessioni e di quelle di Calvino intorno a quella parola fragile che è “libertà” che mi hanno convinto a provarci”, conclude l’artista. “E, soprattutto, è stato la scoperta di quel romanzo considerato minore e quel personaggio così impossibilitato a scegliere per se stesso a darmi una plausibile via da percorrere con la mia scrittura. Parto, quindi, dalla sua condizione antitetica di disabile totale per parlare della condizione di noi “abili” che la libertà la sprechiamo ogni giorno. E affondo le mani liberamente negli altri scritti di Calvino, scompigliandoli e ricomponendoli, così come serve al Nano per procedere nella sua serata di spettacolo. Ne è venuto fuori uno spettacolo profondamente mio che – al contempo – mi sembra rispettare nella sua sostanza profonda la lezione calviniana sulla libertà. Un omaggio personalissimo a un autore che ha saputo modellare la mia visione delle cose del mondo”.
Per info e prenotazioni: 339.5612798