All’interno di una drammaturgia esplosa, che si muove tra il reale e il fantastico, tra il sogno e la realtà (tra il Teatro e la Città?), liberamente ispirata alla lunga didascalia di Peter Handke – L’ora in cui non sapevamo niente l’uno dell’altro – che descrive la vita (stra)ordinaria di una piazza di una qualsiasi città del mondo, si aggirano corpi, storie, giochi e fantasmi solitari in cerca di un’unità perduta e spesso in lotta tra loro. Lo spazio vuoto del teatro diventa luogo da abitare, trasformare ma anche da possedere, contendere, come una famelica lotta per la sopravvivenza.
Ma davvero la morte ci è ancora nemica? Forse non siamo più capaci di unire le cose vedendo l’indistinto che abita le differenze" (dalle note di regia di Vincenzo Picone)
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