L'intervista

Le interviste a protagonisti della scena parmigiana (e non solo) a cura di Francesca Ferrari, giornalista e critico teatrale.

MICHELE GUERRA E FRANCESCA VELANI:"Il tempo del teatro a Parma 2020 sarà multidisciplinare"

E dunque, ci siamo. L’articolato programma di Parma 2020 è entrato, dopo le tre giornate inaugurali di gennaio, ufficialmente nel vivo, con un calendario di appuntamenti, tra mostre, incontri, eventi e spettacoli, che a partire dal mese scorso ha cominciato a segnare la vita culturale della città, o meglio “a batterne il tempo”, come cita la frase del manifesto. Tante le proposte nel cartellone - consultabile per ora al sito www.parma2020.it che ha fin qui raccontato il percorso progettuale della città, e che a breve sarà inglobato in un nuovo portale ufficiale, integrato con la piattaforma web dedicata al volontariato e al matching fra eventi culturali e territorio - ma tante, e alte, anche le aspettative, con i riflettori nazionali accesi, pronti ad illuminare tutte le novità e le conferme che porterà quest’anno la Capitale Italiana della Cultura. E sul fronte teatrale, cosa riserverà Parma al suo pubblico in questo 2020? Lo abbiamo chiesto direttamente all’Assessore alla Cultura del Comune di Parma, Michele Guerra, e alla Coordinatrice dei progetti di Parma 2020, Francesca Velani, che ringraziamo per l’estrema disponibilità con cui hanno rilasciato l’intervista, precisando alcuni aspetti e questioni specificatamente attinenti il mondo del Teatro a Parma.

Dott.ssa Velani, cominciamo dallo slogan, “La cultura batte il tempo”, una frase che sottolinea un concetto fondamentale, quello delle diverse temporalità che connotano una città, ma che mette in luce anche il valore della cultura inteso come metronomo del ritmo sociale all’interno della comunità di riferimento. Su quale tempo, dunque, si muoverà il teatro a Parma nel 2020? “Sicuramente sui tanti tempi quanti sono i tempi reali di una comunità multiforme come quella parmigiana. “La cultura batte il tempo” significa questo: che l’elemento culturale può e deve servire per abbattere sia le barriere temporali che quelle sociali. È all’interno di un ambito culturale, costruito sullo scambio e il dialogo, che ci si riconosce come parte di una stessa comunità. Il Teatro da sempre lavora in questo senso, suscitando tante riflessioni e attingendo anche a modalità espressive diverse. Il linguaggio scenico ci aiuta enormemente nel riattivare il pensiero che muove alla ricerca di quella nostra dimensione comunitaria. Parma 2020 vuole anche insistere su questo aspetto: è necessario creare un momento di riflessione comune, uno stop and think, per fermarci e pensare. Tutte le realtà teatrali coinvolte nel progetto, dal Teatro Regio al Teatro Due, dal Lenz alle Briciole, dal Cerchio al Teatro del Tempo, fino ad altre più piccole, ma non per questo meno importanti, compagnie operanti nel settore artistico, s’impegnano in tale direzione, per riportare il significato di comunità dentro alle persone, toccandone il cuore e il cervello, affinché riconoscersi nell’altro diventi una consuetudine sempre più diffusa, anche nella vita di tutti i giorni”

Dott. Guerra, Parma 2020 si presenta come programma di sviluppo territoriale e quindi di rigenerazione sociale su base culturale. In questo quadro complessivo, come s’intende promuovere l’attività teatrale? Sostenendo le nuove progettualità, ampliando gli spazi, rafforzando le proposte? Da dove si parte e dove si vuole arrivare, anche in una prospettiva futura oltre il 2020? “Nell’estate del 2017, quando abbiamo avviato la call per la candidatura di Parma a Capitale della Cultura, abbiamo chiesto ai teatri di esplorare il tema del tempo e di portarlo nella loro esperienza artistica, estetica e poetica, offrendo poi al pubblico del 2020 qualcosa di completamente nuovo oppure di già radicato, consolidato nel repertorio. Così facendo il percorso monografico proposto non poteva che condurre a dei momenti di riflessione condivisi da tutti, portando a ragionare anche sulla partecipazione a un cartellone unitario in cui si conduceva la stessa indagine di pensiero. Di certo questo è l’obiettivo più forte e virtuoso di Parma 2020 perché tradizionalmente la ricerca teatrale parmigiana è molto variegata, con diversi teatri e programmazioni che sanno ben distinguersi tra loro. Poter lavorare in accordo e sinergia attorno a un argomento comune è una sfida stimolante ed è su questa strada che apre anche la prospettiva post 2020: immaginare una parola, una questione, un tema, intorno a cui la comunità teatrale, e la città tutta, si raccoglie e si sofferma per intraprendere un percorso di pensiero, come sarà quest’anno sul significato di tempo. C’è anche da dire che qui abbiamo un sistema teatrale talmente forte, competente e autonomo che è lungi da noi l’idea di proporre una vera e propria linea artistica condivisa. I teatri sanno che possono muoversi in piena libertà, e lo fanno da sempre con grande qualità e professionalità. Il 2020 sarà, però, l’occasione di pensarci in una visione differente, più organica”

Cultura, democrazia, sostenibilità. Sono, possiamo dire, i tre principi cardine di tutto il programma. Purtroppo, sul fronte teatrale l’avvio di Parma 2020 ha coinciso con due vicende molto delicate, complesse, seppur non equiparabili fra loro per diverse ragioni, che in qualche modo hanno generato, anche agli occhi dell’opinione pubblica, una crisi proprio di queste virtuose linee guida espresse nel manifesto. Una delle due vicende, quella relativa al Teatro delle Briciole, pare però prossima a una risoluzione, giusto? “(Guerra) Il problema non è risolto, saremmo ingenui a pensare questo, ma ritengo che si sia finalmente identificata la strada per dirimere un problema societario molto serio. Proprio per cercare di contenere l’emergenza, il Comune ha rivestito nel dibattito fra le parti un ruolo fondamentale di equilibrio, ma anche incisivo: assumendo una posizione molto ferma e decisa contro il cda di Solares delle Arti, è riuscito a fare annullare la delibera che prevedeva, la scorsa estate,il licenziamento delle tre ex direttrici, Alessandra Belledi, Flavia Armenzoni e Beatrice Baruffini. La situazione resta tuttavia ancora oggi critica. I rapporti fra la Fondazione e l’ex Direzione sono usurati, di profonda sfiducia reciproca. Al di là dei numeri, quindi, il clima è ancora molto difficile. La notizia più importante e che sono lieto di dare è il risultato sul piano culturale che si è conseguito all’ultima riunione con le parti, e cioè la creazione di un consiglio artistico, insediato nell’area teatro, che porterà così Alessandra Belledi a coordinare un gruppo di attori e professionisti teatrali per tentare di dare continuità e garanzia al proseguo della stagione. Lo faranno, va detto, a titolo gratuito, cercando di fronteggiare questo periodo di transizione che porterà alla separazione delle Briciole da Solares. Era molto importante garantire in questa fase di passaggio la presenza in teatro di chi il teatro lo vive e lo fa da tempo, e devo dire che il consiglio di amministrazione di Solares non ha fatto ostruzionismo di fronte a questa richiesta che arrivava come urgente e necessaria sia dal Comune che dalle Briciole. La vicenda è dunque ancora in corso ma abbiamo aperto una strada e l’abbiamo lastricata abbastanza bene. Non è una strada su cui sfrecciare, è vero, ma c’è ed è chiara davanti agli occhi”

Restando in ambito Briciole, tra i progetti teatrali di Parma 2020 è inserita anche una loro storica produzione,“S-Chiusi”, che realizza da anni quell’osmosi tra cultura e tessuto urbano ribadita anche nel manifesto. C’è però da dire che il progetto non è una novità per la città. Quale altro messaggio si vuole quindi trasmettere con la ripresa di iniziative già conosciute e il loro inserimento nel calendario generale? “(Guerra) Nel caso di S-chiusi si tratta di un progetto su lungo termine che coinvolge tanti luoghi cittadini e che affonda in anni passati l’idea ispiratrice di ripensare il tempo, il negozio chiuso, il lavoro che è sfuggito, la situazione socioculturale che è cambiata. È una efficacissima riflessione sul concetto di tempo rigenerato dall’arte dentro a spazi che hanno cessato di esistere come attività commerciali e soprattutto come luoghi di relazione. E il teatro che prova a ristabilire una relazione in sistemi vuoti era un tema molto potente da includere nel programma. Ci tengo a sottolineare questo aspetto: Parma 2020 è tante cose, è portatrice di novità ma è anche l’opportunità per dare una visibilità diversa, più significativa a importanti progetti già esistenti, che riceveranno così una maggiore e più meritata attenzione rispetto agli anni passati, riaccendendo l’attenzione anche sul significato di relazione intersoggettiva”

Per quanto riguarda l'altra criticità, l’assegnazione di uno spazio adeguato al Teatro del Cerchio, ci saranno a breve sviluppi positivi? Come s’intende salvaguardare una delle realtà teatrali più attive in città, direttamente coinvolta tra l’altro nel programma di Parma 2020 con la presentazione a settembre di una rassegna nazionale di Teatro scolastico? “(Guerra) Per il Teatro del Cerchio la situazione è diversa. Questa realtà teatrale aveva avuto lo spazio di via Pini in concessione per molti anni, poi questa è scaduta e lo spazio è stato sottoposto a lavori di ristrutturazione necessari. Si attende in questo mese l’uscita del bando per l’assegnazione del nuovo auditorium, un bando che arriva con un po’ di ritardo, ma che permetterà anche al Teatro del Cerchio di candidarsi. In questi ultimi mesi, la soluzione provvisoria offerta dal Comune è stata quella di concedere l’Auditorium Toscanini, che però essendo una sala civica può essere assegnata a una stessa associazione per regolamento solo tre sere al mese. Abbiamo compiuto una scelta politica forte di deroga al regolamento e abbiamo deciso di affidarlo al Cerchio per un numero di giorni superiori e a condizioni molto favorevoli; ma non siamo potuti andare incontro al tema dell’agibilità, che avrebbe dovuto prevedere lavori e assunzioni di responsabilità diverse. La richiesta, inoltre, di consegnare al Cerchio il nuovo spazio di via Pini prima dell’uscita del bando non è parsa praticabile, perché avrebbe potuto inficiare la credibilità stessa del bando pubblico. Occorre fare le cose nella piena trasparenza e in questo tutti ci stiamo impegnando. Il Comune non sta ignorando la questione, ne percepisce l’urgenza. Ciò che è indispensabile ora è che esca il bando e mi è stato garantito che questo accadrà entro la fine di febbraio 2020, o comunque nell’arco di pochissime settimane. Resta aperta poi un’altra ipotesi di non immediata attuazione: costruire un nuovo teatro a Parma. È qualcosa che accadrà perché il teatro esiste già ed è il Teatro Guareschi, o dei Dialetti, che il Comune s’impegnerà a terminare nei prossimi anni. Tornando al Cerchio e al futuro bando, siamo di fronte ad un problema che investe un tema culturale, uno patrimoniale ed uno educativo (il rapporto con la scuola cui fanno capo le strutture). Per parte nostra possiamo, tuttavia, garantire che faremo di tutto perché la situazione attuale non comprometta la condizione del Teatro del Cerchio rispetto alla convenzione che ha con noi.”

La candidatura di Parma a Capitale Italiana della Cultura è stata sostenuta da una volontà di crescita comune per tutta l’area compresa tra le città di Parma, Reggio Emilia e Piacenza e questo in accordo anche con la Regione Emilia Romagna e con Destinazione Turistica Emilia. Nel quadro più generale di Emilia 2020 come si articolerà la proposta teatrale? Si seguiranno direzioni affini, si tracceranno percorsi condivisi? “(Velani) Esiste un programma comune ed è stato suggerito proprio dall’amministrazione parmigiana, la quale prima di sapere i risultati della candidatura, ha stretto una collaborazione con i sindaci delle altre due città per portare avanti un progetto condiviso. I programmi teatrali in corso a Reggio Emilia e Piacenza sono una parte della progettualità presentata all’atto della candidatura delle città a capitali della cultura. In questo momento esiste senz’altro la volontà di agire in coordinamento, soprattutto per ciò che concerne una mobilità artistica sul territorio, incentivando lo scambio e la collaborazione fra le diverse realtà. Tra gli obiettivi di Parma 2020 c’è appunto quello di incrementare le relazioni fra enti e istituti teatrali, una crescita essenziale per tutto il comparto artistico emiliano”

Un capitolo a parte, ma non per questo meno sostanziale, è quello dedicato alle energie del territorio, e dunque alle iniziative che si realizzeranno in provincia. Teatralmente parlando, tra sorprese e conferme, che cosa ci riserverà il 2020? “(Velani) La cultura in provincia si caratterizzerà per la proposta di numerose rassegne e manifestazioni, con offerte che porteranno al loro interno musica, teatro, mostre, convegni, dunque una predilezione all’incontro tra linguaggi espressivi diversi che è stato anche il leitmotiv di tutti i programmi presentati. Scelte interessanti perché permettono d’integrare le varie anime artistiche. Probabilmente questa risposta è sopraggiunta anche grazie all’impostazione data all’avviso pubblico. Per Parma 2020 chiedevamo una forte multidisciplinarietà con l’integrazione del pubblico e del privato e la provincia ha intercettato benissimo il messaggio, sia per parte delle associazioni che delle imprese. Possiamo quasi anticipare che Parma 2020 quest’estate andrà in vacanza in collina”

Diceva di forme artistiche che s’intrecciano, di linguaggi espressivi dialoganti fra loro. Molte infatti saranno le commistioni fra danza, musica, opera e teatro. Come gli appuntamenti in cartellone al Teatro Regio, che realizzerà un vero festival di primavera dedicato al ‘900, e poi la maestosa installazione site specific “La vita è sogno” di Lenz Teatro al Complesso Monumentale della Pilotta, e la proposta di Teatro Due “Il trionfo del tempo e del disinganno”, allestimento scenico diretto da Walter Le Moli con musiche di Händel eseguite dall'Orchestra Europa Galante che verrà rappresentato all'Abbazia di San Giovanni Evangelista. Meno prosa classica, dunque, e più sperimentazioni, alcune contrassegnate dalla lodevole volontà di abitare artisticamente spazi insolitamente deputati al teatro... “(Velani) Di fronte alla nostra proposta tematica, il territorio ha risposto così, ponendo minore accento sui grandi nomi e lavorando, invece, di più sulla trasversalità, sul contatto fra le arti, sulle relazioni fra i luoghi, portando a sviluppare molto bene gli argomenti centrali del dossier: il multiculturalismo, il rapporto fra impresa e cultura, fra cultura e sostenibilità e, last but not least, i giovani e il contemporaneo. Alcuni dei progetti teatrali presentati riescono ad affrontare addirittura tre o quattro di questi temi e per gli obiettivi che ci eravamo posti come Capitale Italiana della Cultura è fondamentale. Ci saranno anche nomi di richiamo in cartellone, certo, soprattutto in estate, però se pensiamo al soggetto da cui si parte, la rigenerazione del tempo, era imprescindibile questa riflessione trasversale che sapesse indagarne appieno il profondo significato”.

((ph.credit Francesca Bocchia, per Quadrilegio 2020)

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