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TEATRO DUE - Conferenza stampa della stagione 2019-20

Sono due i principali interrogativi che muovono la riflessione avviata dalla stagione 2019-2020 di Fondazione Teatro Due: cosa resta? Cosa si può rappresentare di non transeunte? Domande che hanno stimolato e in qualche modo guidato anche gli interventi alla conferenza stampa di presentazione del programma di quest’anno, svoltasi lunedì 23 settembre nella sontuosa Sala del Consiglio del Comune di Parma, alla presenza delle istituzioni, della stampa e di molti cittadini. Dato quest’ultimo non trascurabile che ha offerto il destro all’Assessore alla Cultura del Comune di Parma, Michele Guerra, per rimarcare l’importanza di una “rete virtuosa che si costruisce, e si sente qui anche oggi, nella relazione fra teatro e pubblico. Attraverso la programmazione culturale e teatrale incidiamo la carne di una comunità ed è partendo da questa consapevolezza che dobbiamo poi chiederci cosa rimane come forte eredità collettiva”.

L’incontro ha, dunque, dato occasione di sottolineare ancora una volta la funzione pubblica, civile e politica del Teatro, principi ai quali Fondazione Teatro Due si è sempre ispirata nell’atto proprio della creazione artistica e nell’organizzazione di iniziative e progetti interdisciplinari, sempre rispondenti a un senso di profonda responsabilità culturale. Luogo di civiltà e di elaborazione di domande, il teatro vuole portare la città, la polis, a interrogare se stessa e “lo fa anche attraverso il dialogo che sa stabilire tra tradizione classica e contemporaneità, come nel caso del nuovo programma di Teatro Due”, ha proseguito Guerra. Confronto, crescita ma anche consapevolezza di farsi strumento di valori universali ed eterni (un infinito vagamente ricordato nel nuovo logo dalla giunzione di un doppio numero due) come ha ricordato anche il Presidente di Fondazione Monte Parma, Roberto Delsignore: “Il teatro è una zona franca della vita in cui si evocano riflessioni immortali, diceva Vittorio Gassman. Di questo Teatro Due è ben cosciente: lo dimostra lavorando a stagioni sempre più ricche sul piano delle proposte artistiche, ma anche rivolgendosi alla formazione degli attori e del pubblico, in particolare dei giovani. Fondazione Monte Parma si sente particolarmente vicina a questo modo d’intendere l’attività culturale e, entrando nell’alveo delle competenze, pensiamo davvero che tutto questo possa dare un contributo decisivo a Parma2020”.

Un programma ricco e articolato, realizzato con il sostegno istituzionale di MiBACT e Regione Emilia- Romagna, oltre ai già citati Comune di Parma e Fondazione Monteparma, che da ottobre 2019 a maggio 2020 porterà in scena 14 produzioni, tra nuove e di repertorio, e 11 ospitalità, dando spazio a numerosi progetti formativi (come i workshop destinati agli studenti dell’Università di Parma) e a collaborazioni ormai consolidate con prestigiose realtà del territorio, quali Fondazione Arturo Toscanini e Teatro delle Briciole. Esplorare, approfondire temi attinenti il nostro tempo, ma nel rispetto della tradizione e di quello che resta della stessa, nella sua fondante bellezza e verità: si snoda anche partendo da questa considerazione la nuova stagione teatrale e lo ha ribadito il Presidente della Fondazione Teatro Due, Oberdan Forlenza, citando un pensiero di Franco Cordelli tratto dal libro “Tre dialoghi sul teatro”, scritto dallo stesso Forlenza. “Esistono due trappole in cui è attualmente l’organizzazione teatrale: da un lato quella della burocratizzazione, dall’altro la decadenza culturale. Ecco, io credo che Teatro Due sia una isola felice, dove lavora una comunità di attori e di tecnici che difficilmente si trova altrove, e inoltre Parma è una città che guarda alla cultura con interesse vivo, entusiasmo e partecipazione. In tutto questo risiede il miglior auspicio per Parma2020 e per quello che resterà dopo”. Ha poi proseguito l’Assessore Guerra “Sempre rifacendomi al libro, e alle parole di Cordelli, c’è un altro concetto fondamentale che è giusto tenere a mente: Forlenza parla del Teatro come di qualcosa che si muove e lavora in controtempo. Direi che questa è davvero una bella intuizione che rivela molto della natura del teatro e del suo valore”.

Entrando più nel dettaglio della stagione, il Direttore di Teatro Due, Paola Donati, ha poi accennato a quello che si vedrà in scena: danza, musica, teatro di figura e ovviamente tanta prosa, dove spiccano i grandi classici, da “Il mercante di Venezia” di Shakespeare alla “Mandragola” di Machiavelli, e la prima nazionale di “Misery”, trasposizione teatrale del celebre romanzo di Stephen King, per la regia di Filippo Dini, che inaugurerà ufficialmente la stagione il 26 ottobre 2019. “Abbiamo immaginato un viaggio intenso, tenendo senz’altro conto anche della progettualità legata a Parma 2020” ha continuato Donati, affidando alla lettura delle parole del poeta, filosofo ed autore teatrale Jean Christophe Bailly, il significato più profondo degli intenti di Teatro Due, della relazione che crea con la città “la quale scrive sul proprio corpo una partitura di correzioni e cancellature, leggendosi così spontaneamente”, e dell’idea di “un teatro che come forma può servire a quella lettura e a proporre modelli anche alla politica, non solo ai singoli cittadini”. Donati ha poi condiviso il pensiero del Direttore del Festival di Avignone, Olivier Py, il quale ha recentemente messo in luce l’urgenza attuale di “disarmare le solitudini”, creando coscienza politica. “Per fare questo il teatro deve solo aprire le proprie porte. Il teatro rappresenta il cammino più breve dall’etica all’estetica, in esso la nostra meraviglia incrocia la nostra sete di una società migliore”, un aspetto che si manifesta anche nell’importanza per il pubblico di creare silenzio nella sala teatrale. “Questo silenzio”- dice sempre Py -“non vuol dire tacere, ma è un mezzo per percepire un immaginario comune e celebrare la presenza del Presente, in cui  ciascuno è responsabile per se stesso e la propria coscienza”.

Parole che hanno sollevato un lungo applauso tra i presenti alla conferenza stampa, e che hanno ricondotto nelle battute finali di Donati e di Guerra a uno dei quesiti dell’indagine di quest’anno: che cosa resta? Certamente la possibilità di rielaborare le istanze non momentanee secondo la visione di un teatro che si apre al dialogo e all’ascolto. “Non vorrei svelare troppo del programma” ha, infatti, concluso Donati “ per non raccontare ora tutti i nostri perché. Ma ascolteremo quelli del pubblico, che già invitiamo alla festa di apertura della stagione (la data del 12 ottobre sarà confermata a breve, ndr), un’occasione speciale per assistere anche alla proiezione del documentario sulla storia del Teatro Due, dalle origini ad oggi”. Per info e dettagli sul programma: www.teatrodue.org

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