L'intervista

Le interviste a protagonisti della scena parmigiana (e non solo) a cura di Francesca Ferrari, giornalista e critico teatrale.

CLAUDIA MARSICANO: "IN "R.OSA" C'E' LA MIA IDENTITA' PIU' GIOCOSA E IRONICA"

“Essere amata e amare, recitare è un atto d’amore”. Cita così la headline nel sito ufficiale della giovane attrice e perfomer Claudia Marsicano e, ammirandola sul palcoscenico, in special modo nello spettacolo “R.osa – 10 esercizi per nuovi virtuosismi”, che sarà in scena venerdì 8 marzo alle 21 al Teatro al Parco (un gradito ritorno dopo Insolito Festival di due anni fa, presentato ora nell’ambito della rassegna del Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti “Serata al Parco – Proposte di teatro contemporaneo»), non si può che essere d’accordo con quella dichiarazione. E’ davvero impossibile non amarla in questo lavoro, non restare folgorati dalla travolgente simpatia, dalla strabiliante vitalità e dal coraggioso entusiasmo con cui l’artista ventisettenne di origine partenopea, vincitrice del Premio Ubu 2017 come miglior performer under 35, riesce a governare splendidamente la scena, forte di una fisicità dirompente, certo, ma anche, ed è ciò che più conta, di una personalità artistica matura e incisiva. Un racconto dissacrante, un movimento senza limiti, un’esplosione delle tante possibilità espressive che un corpo, anche un fisico prorompente come quello di Claudia, può compiere, quale atto di ribellione alla gravità, allo sguardo conformista, al narcisismo del nostro tempo: questo è “R.osa”, ideato dalla coreografa Silvia Gribaudi e prodotto da La Corte Ospitale/Santarcangelo Festival.

Cosa rappresenta per te questo spettacolo, come artista e come donna? “R.osa” è un luna park. Mi diverto sempre tanto ad interpretarlo. Silvia è eccezionale nel creare il lavoro per il performer e anche in questo caso specifico è stato così. Qui io mi sento completamente a mio agio e il pubblico si diverte automaticamente perché percepisce questa mia naturalezza, la mia serenità. Che poi, se vogliamo, è anche un po’ la mia filosofia di vita: voler stare bene con gli altri, in mezzo agli altri. Diciamo che “R.osa” rispecchia quella parte di me più giocosa e spericolata, anche se in Claudia è presente una seconda identità, più malinconica. In questo lavoro, però, ho dato sfogo solo alla donna felice e ironica che vive in me”

A proposito della collaborazione con Silvia Gribaudi. Quanto il lavoro con questa grande artista ti ha aiutato nel liberare la tua straordinaria energia? “Posso dire, senza dubbi, che Silvia mi ha aperto la mente e la vista. E’ stato fantastico esplorare con lei la ricchezza e la bellezza di un certo tipo di perfoming art. Io, come attrice, vengo dal teatro contemporaneo, ma non mi ero mai misurata con un linguaggio espressivo più affine alla danza. E’ stata una grande sfida, un mettermi in gioco. Silvia ha poi questa incredibile capacità di farti sentire in consonanza con il progetto, in modo che uno possa superare i propri limiti, che il più delle volte sono solo presunti e non reali. In prova lei ti suggerisce, ad esempio, di fare un movimento: magari subito non sei d’accordo perché ti spaventa cimentarti in qualcosa di nuovo, poi ti accorgi che lo stai già compiendo e arrivi a capirne il senso. In questo spettacolo è successo così proprio per quello che riguardava il momento dell’animazione con il pubblico: capire che potevo farlo, e come dovevo farlo, è stato liberatorio per me. E’ come se, con l’aiuto di Silvia, mi si fosse aperto un mondo di possibilità e di vie di comunicazione”

Qual è tra i 10 esercizi quello che più ti diverte realizzare e perché? “Dipende dalle serate; adesso ad esempio anche il momento in cui coinvolgo attivamente il pubblico mi entusiasma molto. Il mio esercizio preferito in assoluto, però, resta l’ultimo, quello della scivolata finale. E’ come una liberazione, lo scioglimento di ogni gesto e tensione. Anche perché non so mai esattamente come si esaurisce: c’è sempre un piccolo margine d’imprevisto in quest’azione, ed è quello che più mi elettrizza. E’ come se riuscissi a mettere in atto una fra le tante, infinite possibilità di conclusione”

Gioia, ironia, leggerezza , espressione di una femminilità libera e disinvolta. E’ difficile però trasferire questo messaggio nella realtà di oggi… “La mia fortuna è di aver lavorato da subito a questo progetto senza portare con me dei retaggi culturali antifemministi o legati a una visione distorta del corpo femminile. Il mio atteggiamento è risultato, dunque, immediatamente efficace, perché colto nella sua limpidezza, cioè libero e autentico. Non ho mai avuto vergogna del mio corpo “importante”, né mai mi sono preoccupata di quello che gli altri potessero pensare, guardando la mia fisicità. Questa sicurezza, però, non è facile da raggiungere. In un certo modo, in questo spettacolo si cerca di dare qualche indicazione anche alle nuove generazioni, perché possano maturare uno sguardo sugli altri meno giudicante e più solidale. C’è tanto bisogno di leggerezza, d’ironia e di autoironia. In generale, oggi siamo tutti molto più appesantiti dai carichi emotivi e dalle insicurezze, piuttosto che da altro. I 10 esercizi sono come dei suggerimenti ideali volti al conseguimento di questa maggiore leggerezza, quella a cui tutti, maschi e femmine indistintamente, dovremmo allenarci. Anche per poter essere più felici! L’ironia salverà il mondo…beh, in parte io ci credo, ma penso anche che sia necessario impegnarsi in prima persona nella ricerca di questo umorismo benefico. E’ un percorso complesso, difficile, purtroppo soprattutto per le donne, che dovrebbero imparare a sostenersi, ad appoggiarsi, facendo buona rete. Noi donne siamo incredibili, capaci di creare molto di più di quello che immaginiamo, riusciamo a soprendere noi stesse e gli altri, e in fondo io lo dimostro, in chiave perfomativa ed artistica, proprio in questo spettacolo: nessuno si aspetterebbe tanta agilità da me! E invece… ”

Ma cosa è per te la “bellezza” e cosa è la “femminilità”? “Sono felice di esprimere un concetto molto personale di bellezza: io riesco a vedere il bello ovunque, quasi con candore, con innocenza. I miei occhi spesso colgono bellezza anche laddove oggettivamente non c’è. Per cui, a volte, considero bello anche quello che per altri è brutto. Se penso all’idea di “femminilità”, invece, sono più pragmatica: mi vengono in mente le immagini di donne che lavorano, che fanno, che agiscono. Una donna in azione, ecco l’emblema della femminilità. Quando si accetta un compito e lo si porta a termine con tenacia e determinazione, e ci si fa carico della fatica, con dignità e forza: per me ciò è estremamente femminile. “R.osa” mi ha aiutato a capire anche questo, che nel superare certi limiti, c’è divertimento, felicità, entusiasmo, ma anche fatica! Solo così si raggiungono i risultati migliori”     

Per info e prenotazioni: 0521 992044

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